A questo punto vi è un problema da risolvere, ossia con che cosa rinnovare i fondi e/o prodotti a cedola che in questo periodo sono in scadenza?Sicuramente non sarà possibile riproporre ai sottoscrittori prodotti dello stesso tipo, i tassi attuali di mercato sono profondamenti diversi: Basti pensare che tra la fine del 2011 e il 2012 l’allora BTP a tre anni pagava tra il 4,5% e il 5% all’anno, oggi il poliennale del Tesoro scadenza giugno 2018 non va oltre lo 0,32%.
Sostituire il prodotto obbligazionario in scadenza che aveva una cedola annua del 4% o del 5%, con
uno di nuova emissione, che oggi ha una cedola difficilmente vicina all’1%, è un’impresa quasi impossibile.
uno di nuova emissione, che oggi ha una cedola difficilmente vicina all’1%, è un’impresa quasi impossibile.
Ecco perché molte società di asset manager, già da qualche anno stanno creando nuovi strumenti come i fondi cosiddetti “multi-asset”, caratterizzati da un rischio controllato e un portafoglio composto oltre che da obbligazioni e azioni, anche da strumenti non tradizionali, come infrastrutture, energia alternativa, immobiliare, strategie alternative, il tutto con l’obiettivo di ricavare un rendimento su base annua che si avvicini alle “vecchie cedole” ossia tra il 4-5%.
Va aggiunto che nei prodotti multi-asset è importante che esista un processo di investimento scrupoloso, nel quale la valutazione dei rischi sia analizzata attraverso un approccio basato su più stili di gestione che permetta di avere una visione più ampia sul mercato.
Tra le case d’investimento più attive troviamo:
Fidelity, con il fondo Fidelity Worldwide Investment.
Azimut Consulenza, che racchiude la gestione innovativa Multi-Asset nel prodotto AZ Carry Strategies.
Tornando al mercato obbligazionario, l’attuale contesto dovrebbe favorire ancora le obbligazioni societarie, sia corporate che high yield.
“Anche le obbligazioni societarie, sebbene non direttamente interessate dagli acquisti della BCE, otterranno comunque benefici dall’immissione di liquidità e dalla ricerca di extra-rendimento, in un contesto di tassi bassi e prospettive di crescita in miglioramento. Perciò l’idea su questi due segmenti resta costruttiva con una preferenza per il rischio credito rispetto al rischio tasso” commenta infatti il team di gestione di Anima sgr, che, all’interno dei portafogli dei propri fondi corporate, preferisce anche per i titoli subordinati, gli emittenti non finanziari, a svantaggio delle emissioni bancarie di nuova generazione.
Andrew Bosomworth, Managing director di PIMCO, afferma che i titoli di Stato dei paesi periferici hanno registrato buone performance negli ultimi anni, ma non ritiene sia arrivato ancora il momento di venderli. “Con rendimenti del 2,5% circa sulle emissioni pubbliche italiane e spagnole a più lungo termine, il differenziale non è insignificante rispetto ad obbligazioni tedesche di pari scadenza. Ci aspettiamo che questi spread si riducano”.
I suoi colleghi Jeremie Banet, Executive Vice President Gestore di PIMCO, e Brian Hayes, Senior Vice President e Gestore di PIMCO, affermano che “Il 2015 dovrebbe essere un anno interessante per i titoli indicizzati all’inflazione americana. In effetti le valutazioni attuali nel mercato dei Treasury Inflation-Protected Securities (TIPS) implicano un’aspettativa d’inflazione a dieci anni pari all’1,65%, rispetto all’obiettivo d’inflazione della Fed del 2%. Se si crede nella capacità della Fed di creare inflazione, ciò significa che attualmente i detentori di obbligazioni vengono remunerati per detenere il rischio d’inflazione invece di proteggersi da esso, contrariamente a quanto osservabile a livello storico. Sulla base di tali dinamiche di valutazione e delle nostre previsioni di un modesto incremento dell’inflazione core, preferiamo mantenere la posizione di interest rate duration negli USA sotto forma di titoli indicizzati all’inflazione. Pertanto il sovrappeso sui TIPS rappresenta una delle nostre principali convinzioni per molti portafogli PIMCO”.
Fonte: FinanciaLounge
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